In attesa della sua prossima personale scambiamo quattro chiacchiere con Paola Desideri, fotografa e artista romana, con una lunga esperienza come professionista della comunicazione visiva.

Se ti dovessi presentare in tre parole, di te dovrei dire?

– Eclettica, visionaria, sognatrice.

E qual è il tuo sogno Paola?

– Come tutti gli artisti sogno di vivere pienamente di questo lavoro, di essere libera di esprimermi ed essere apprezzata. Sogno di esporre a New York, una delle mie città preferite e perché no magari di vivere lì e lavorare in un grande loft…. Anche se non ho viaggiato molto, almeno non quanto avrei voluto, ma con la fantasia ognuno di noi può essere “altrove”; grazie alla lettura, ai film, alle fotografie… anche questo è sognare.

C’è stato un momento in cui hai iniziato a considerarti un’artista?

– Credo sia più un’etichetta che ti danno gli altri, fin dall’infanzia in fondo, quando vedono in te qualcosa in più, quel qualcosa di diverso, anche un modo per giustificare le tue stranezze, quell’eccesso di creatività, quella testa fra le nuvole… Mi sono sempre sentita stretta dentro un mondo fatto di quotidianità e ho sempre desiderato di vedere di più, ogni volta che osservavo qualcosa il “di più” lo trovavo reinterpretandolo con la mia fantasia. Memorizzavo per poi in seguito ricordarmelo meraviglioso, più colorato, più magico ed allora ho compreso che forse sì ero un’artista. Il mio lavoro era considerato creativo ma poi era condizionato da scelte di comunicazione e dalle esigenze del cliente e del mercato, quindi ho preferito canalizzare la mia fantasia esprimendomi liberamente realizzando le mie cose. Ora che ho più tempo principalmente con la fotografia, un modo rapido per creare, cercare e catturare le mie visioni.

Quando hai scoperto la fotografia?

– Da attenta osservatrice ho sempre fotografato prima con gli occhi, ora con la camera. Ho sempre cercato quel reale immaginato fino a ricostruirlo sui set fotografici, già frequentati quando dovevo creare per il mio lavoro di grafica e pubblicità. Successivamente è stato naturale esprimere le mie visioni con la macchina fotografica, per la forte necessità appunto di esprimerle con immagini e poter canalizzare le mie emozioni.

In cosa trovi ispirazione,  cosa ti emoziona?

– Mi piace fotografare ogni cosa, con un’innata preferenza per l’acqua, spesso quella delle fontanelle o fontane di Roma, catturata però in uno scatto personale, donandogli nuova identità emozionale in una connotazione del tutto astratta. A volte con valenza positiva, perché così com’è in natura trovo la mia “visione” di qualcosa che è già lì in attesa, altre volte negativa, specialmente nei ritratti, l’altro mio genere fotografico che prediligo, dove spesso immergo le modelle in spazi ristretti ed angusti ma con il risultato di rappresentarle come dive in un mondo colorato e onirico.

Parlaci del progetto Oltre le Visioni.

– Come ti dicevo spesso mi ritrovo a fotografare l’acqua ma estrapolata dal suo contesto reale. Queste immagini le definisco “visioni”, in questo caso liquide, perché sono per me una percezione della realtà filtrate dal mio punto di vista, un istante da bloccare nello scatto fotografico. Oltre le Visioni è l’elaborazione di più immagini fotografiche, unite spesso in una solidità materica. È quell’“Oltre” che fa scattare la mia fantasia e genera immagini cariche di significati reali a rappresentare sentimenti, stati d’animo capaci di scatenare nello spettatore, mi auguro, la mia stessa profonda emozione.

 

Oltre le Visioni

A cura di Sonia Vecchio e Dario Calì

Calidarium gallery – vicolo del Piede, 18 – Roma
Vernissage 17 giugno dalle 19,00  /  18 e 19 giugno dalle 15 alle 21

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